Giorgio Spaziani Testa: inaccettabile accanimento contro gli affitti brevi
Leggiamo sulle agenzie di stampa che il Ministro del turismo ha informato le associazioni degli albergatori circa imminenti limitazioni a una particolare tipologia di locazioni, quelle di breve durata. La cosa appare alquanto curiosa. Da quasi un secolo la locazione è regolata in Italia dal Codice civile e da alcune successive leggi speciali: risulta piuttosto strano che il Ministero dedicato al turismo entri in questa delicata materia giuridica. Il fatto, poi, che il Ministro ne parli con i rappresentanti delle imprese alberghiere rende ancora più anomala la vicenda. Gli affitti brevi, peraltro, soddisfano anche esigenze diverse da quelle dei turisti, come lavoro, studio, assistenza a ricoverati ecc.
Ciò detto, ribadiamo – sforzandoci di entrare nel merito – alcuni punti fermi.
- Il Ministro non ha ancora spiegato perché voglia limitare gli affitti brevi, visto che ha pubblicamente smentito le due motivazioni indicate nel disegno di legge predisposto in materia dal suo Ministero: l’esistenza del fenomeno del cosiddetto overtourism e il fatto che gli affitti brevi avrebbero causato lo spopolamento dei centri storici.
- C’è già una legge – di dubbia costituzionalità – che impone di diventare imprenditore a chi destina alla locazione breve più di 4 case. Legge che comunque non tocca i property manager anche quando gestissero 100 case di 100 proprietari diversi. Davvero si vuole insistere su questa strada palesemente sbagliata?
- Qualora fosse approvata la bozza del Ministero, anche con le modifiche di cui il Ministro ha parlato con gli albergatori, sarebbero limitate le locazioni brevi ma proseguirebbero indisturbate altre forme di ospitalità in appartamento quali affittacamere, bed and breakfast e case vacanza. Qual è la logica?
Difficile continuare a commentare, se non si ha neppure chiaro quale sia lo scopo dell’ennesima normativa sul tema (al di là delle pressioni di chi vuole avere campo libero nell’ospitalità). Quel che è certo è che si tratterebbe di una grave limitazione del diritto di proprietà, che farebbe a pugni con la nostra Costituzione, e di una misura concettualmente sbagliata, non essendo con i divieti che si governano i fenomeni, bensì con gli incentivi. Oltretutto, determinerebbe inevitabilmente un aumento dei prezzi di alberghi e simili (già esplosi dopo la pandemia) e un dirottamento dei turisti su Paesi diversi dall’Italia, con nocumento per la nostra economia. Vogliamo tutto questo?
Giorgio Spaziani Testa
Presidente Confedilizia