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Da Bruxelles un appello a cambiare la visione sull’immobiliare

Qual è il mix delle diverse imposte che è più vantaggioso per la crescita economica, o perlomeno meno dannoso? Istituzioni internazionali come Ocse e Fondo Monetario Internazionale, oltre alla Commissione Ue, sembrano convinte che le imposte sul patrimonio, in particolare quello immobiliare, insieme con le imposte indirette, siano le migliori rispetto alla performance di crescita dei Paesi, e che ciò sia incontrovertibilmente provato dalle analisi empiriche sul tema. Al contrario, un recentissimo lavoro di Baiardi, Profeta, Puglisi e Scabrosetti – pubblicato su International Tax and Public Finance (una delle principali riviste internazionali di scienza delle finanze) e presentato oggi nella sede del Parlamento europeo, nel corso di un convegno promosso da Confedilizia in collaborazione con l’Unione internazionale della proprietà immobiliare (Uipi) – mostra come l’evidenza empirica che sta alla base di questa tesi sul mix delle imposte sia molto fragile.

Nella fattispecie, utilizzando tecniche econometriche maggiormente prudenti sulla precisione delle stime ed allargando il campione a un numero maggiore di Paesi Ocse e di anni (dal 1971 al 2014), gli autori verificano come l’effetto positivo nel lungo termine di uno spostamento del prelievo dalle imposte dirette alle indirette, e dalle imposte sul reddito a quelle sulla proprietà, non risulti più significativo dal punto di vista statistico. Anzi: nel breve termine un aumento della tassazione sulla proprietà è correlato negativamente con l’andamento del Pil pro capite.

“Confidiamo che lo studio presentato oggi a Bruxelles – ha dichiarato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa – possa rappresentare un contributo di idee utile a tutti coloro che si occupano del rapporto fra tassazione e crescita, a partire dalle organizzazioni internazionali. È giunto il momento di avviare un Italia politiche nuove sull’immobiliare, che siano capaci di incentivare gli investimenti nel settore e, così, di generare sviluppo”.

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Introduzione della cedolare sulle locazioni commerciali

E’ stato confermato l’impegno a varare la cedolare sulle locazioni commerciali.

Come scrive sul suo profilo Twitter Giorgio Spaziani Testa “Una misura – insieme – di equità (Irpef, Imu, Tasi più le spese annullano ogni redditività), per la crescita (si avvieranno nuove attività) e contro degrado e insicurezza (causati dal dilagare dello sfitto)”.

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Convegno Coordinamento Legali Piacenza del 15 settembre 2018

Sabato si è tenuto il 28° Convegno Coordinamento Legali a Piacenza, con interventi del Presidente avv. Nasini e dell’avv. Tiscornia.

Risponde così l’avvocato Nasini alla domanda: quale e’ stato l’argomento del suo intervento al convegno di Piacenza?

Nel  mio intervento ho trattato l’argomento relativo alla tipologia contrattuale disciplinata dall’art 1 n.3
Della legge n.431/98 (contratti stipulati dagli enti locali in qualità di conduttori per soddisfare esigenze transitorie).
Esaminate le caratteristiche e i requisiti di questa tipologia contrattuale e’ stata evidenziata la grande utilità che il suo impiego potrebbe avere sia  in caso di gravi calamita (terremoti alluvioni crolli come quello tragico recente del ponte Morandi a Genova) che nella ordinaria gestione del fabbisogno abitativo.

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Guidesi, cedolare secca sia strutturale

La cedolare secca sugli affitti abitativi “va resa strutturale”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Guido Guidesi, intervenendo a Piacenza al convegno del Coordinamento legali di Confedilizia.

“Uno deve sapere in base alla durata dell’affitto che quella norma non verrà cambiata”, ha detto, motivando la volontà di renderla strutturale anche con “gli effetti positivi sul gettito”. Guidesi ha confermato l’intenzione di lavorare anche sulla cedolare secca sui negozi, iniziando dai nuovi contratti “per poi passare ad una platea più numerosa”.

La cedolare secca sugli affitti abitativi è oggi strutturale al 21%, mentre l’agevolazione al 10% introdotta dal Piano Casa per gli anni 2014-2017 e riservata a zone particolari del territorio italiano è stata rinnovata dalla scorsa legge di bilancio solo per il biennio 2018-2019, nonostante si fosse già parlato di una sua possibile stabilizzazione. L’idea del governo è di nuovo quella di rendere strutturale l’aliquota agevolata. L’attuale sistema prevede che si possa beneficiare dello sconto fiscale al 10% nelle 11 aree metropolitane e nei Comuni capoluogo di provincia, nei Comuni ad alta densità abitativa e in quelli in stato di emergenza. (ANSA)

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